Queste mandorle sgusciate sono contrassegnate dal marchio “Noberasco”, che identifica una storica azienda ligure, che occupa un posto di rilievo nel commercio mondiale di frutta secca e disidratata. Disponibili anche nel meno conveniente formato da 500 g, appartengono alla linea “Frutta Selezionata”, prodotta esclusivamente per la GDO e progressivamente soppiantata dalla gamma “Fai Scorta”.
La confezione da 1 kg, analogamente a quella più piccola, è rappresentata da un sacchetto in polipropilene, che, essendo trasparente, permette di osservare attentamente il prodotto prima di acquistarlo. Questo tipo di packaging, essendo piuttosto resistente, rende improbabili delle rotture in fase di trasporto; inoltre, assicura una chiusura ermetica, schermando validamente ossigeno, gas, umidità e altri agenti esterni potenzialmente contaminanti. Si tratta, insomma, di un imballaggio che garantisce una deperibilità prossima allo zero, la quale è strumentale ad un’ottima e lunga conservazione delle caratteristiche nutritive e organolettiche dell’alimento; merito, questo, anche della sigillatura sottovuoto e del confezionamento in atmosfera modificata (o protettiva), che concorrono ad estendere il periodo di conservazione (la c.d. “shelf life”), contrastando, nei limiti del possibile, le inesorabili alterazioni chimiche, fisiche, microbiologiche, sensoriali e strutturali. A conforto di quanto testé riferito, posso dire che all’interno della busta non ho registrato né la presenza di aria, né di umidità, che sono i principali artefici di contaminazione e rapida degradazione dei cibi; inoltre, ho constatato che la celebrata azione protettiva persiste pure dopo l’apertura del sacchetto; è necessario, tuttavia, munirsi di un pezzo di scotch o di un’apposita clip, in quanto, diversamente da altri brand, sul retro della confezione non troviamo il classico nastro adesivo riposizionabile, da staccare e applicare alla sua estremità per permetterne la richiusura “stagna”.
Un ulteriore pregio di questo genere di imballaggio risiede nella sua facile riciclabilità. A tal riguardo, giova sottolineare che, dal sito web del fabbricante, emerge una sua particolare attenzione per la tematica ecologica, testimoniata dall’utilizzo di fonti energetiche alternative e da un impegno costante alla riduzione dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica, che tende, tra l’altro, a compensare, promuovendo vari progetti per lo sviluppo delle energie rinnovabili in diverse parti del mondo.
2️⃣ L’ETICHETTATURA.⚠
L’etichettatura in lingua italiana risulta chiara ed esauriente; il consumatore trova tutte le informazioni, non solo nutrizionali, di cui ha bisogno per addivenire ad un acquisto oculato; riguardo ad esse, per motivi di brevità, rinvio prevalentemente alle foto che ho accluso. In particolare, circoscrivo la mia analisi ad alcuni dati salienti, che ritengo possano aiutare il potenziale acquirente a comprendere se l’articolo risponda o meno ai suoi gusti e alle sue esigenze alimentari.
Va, innanzitutto, detto che le mandorle in parola sono di origine statunitense; laddove, invece, si volesse acquistare un prodotto interamente nazionale, rimanendo sempre in casa Noberasco, bisognerà rivolgersi alla linea “Filiera Italia”, che annovera mandorle coltivate in Sicilia (per l’esattezza a Sommatino, in provincia di Caltanissetta).
Un etto di queste mandorle fornisce un apporto calorico di 648 kcal e contiene:
― 50 g di grassi (di cui appena 3,8 g di acidi grassi saturi);
― 22 g di carboidrati (dei quali solo 4,4 g di zuccheri);
― 13 g di proteine;
― 4,4 g di fibre;
― 0 g di sale.
Viene segnalata la possibile presenza di arachidi, anacardi, noci, noci del Brasile, nocciole, pistacchi e soia, con l’ulteriore precisazione che all’interno della confezione potrebbero esserci dei gusci o loro frammenti, in quanto la sgusciatura è automatizzata. Nessun chiarimento viene, invece, fornito riguardo alla compatibilità con i vari regimi alimentari e in merito ad intolleranze o reazioni allergiche, che, fortunatamente😥, io non ho registrato.
Il confezionamento di queste delizie avviene nello stabilimento proprietario di Bovolone (VR), un impianto si fregia di numerose validazioni, rilasciate dalla società norvegese DNV (che sta per “Det Norske Veritas”, ovvero “La Verità Norvegese”), ente indipendente di caratura internazionale, noto per i suoi affidabili servizi di ispezione, verifica, analisi e certificazione. Tra queste asseverazioni, vale la pena di ricordare: la “UNI EN ISO 9001:2015”, la “BRC” e la “IFS”, le quali, nel complesso, sono prodromiche dell’adozione di un sistema per la gestione dei rischi da contaminanti chimici, biologici, microbiologici e fisici, che è testimoniata anche dal rispetto dello standard “HACCP” (Hazard Analysis Critical Control Points) in linea con i requisiti dello schema di certificazione “FSSC 22000 v5.1”. Questa metodologia operativa, con la quale vengono definiti e monitorati i punti critici di controllo del processo produttivo (i c.d. “CCP”, fondamentali per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari), affianca, inoltre, un “Sistema di Gestione Integrato Sicurezza, Ambiente ed Energia”, che, secondo quanto asseverato da un ente indipendente, è conforme rispettivamente alle norme “UNI ISO 45001” (in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro), “UNI EN ISO 14001” (in materia ambientale) e “UNI EN ISO 50001” (in materia di gestione energetica). Non potendo soffermarmi, per le anzidette ragioni di economia testuale, sulle validazioni sinora menzionate, rimarco solamente che esse presuppongono una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, per cui sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura, al fine anche di assodare il rispetto dei principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’astuccio riporta, in modo ben visibile, il lotto di produzione e il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), il quale, preceduto dalla solita formula “da consumarsi preferibilmente entro”, è collocato sufficientemente avanti nel tempo: circa 15 mesi rispetto al momento della consegna. Ricordo a me stesso che il “TMC” rappresenta la soglia temporale fino alla quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà, se conservato correttamente. Superato tale termine, non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue qualità organolettiche inizieranno a subire una progressiva flessione. Non viene, invece, indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia un torno di tempo entro il quale consumare le mandorle, una volta aperta la confezione; l’importante, come suggerisce lo stesso produttore, è conservarle in un luogo fresco e asciutto.
Completa l’etichettatura l’indicazione del quantitativo contenuto, che è di 1 kg; tale valore ponderale è affiancato dalla “℮”, che rappresenta il c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea.
3️⃣ LE MANDORLE.🌰
Non ho il bagaglio conoscitivo e l’addestramento sensoriale necessarî per tracciare un profilo organolettico del prodotto e per stabilire se le qualità riscontrate possano essere riconducibili alle caratteristiche agronomiche del terreno californiano. Mi limito, pertanto, a descrivere sommariamente ciò che i miei sensi hanno percepito.
Appena aperta la busta ho notato che le mandorle hanno pressapoco un’unica forma e sono accomunate da una pezzatura media. Hanno un profilo irregolare e una pellicola bruna, che è leggermente rugosa e attraversata da solcature abbastanza pronunciate. Più di qualcuna non è integra, verosimilmente per l’azione della sgusciatrice automatica.
Prive di guscio, non sono né pelate, né tostate, né salate. Le ho consumate sia crude che tostate, usandole, inoltre, per la preparazione di dolci di vario genere, tra cui il croccante. Masticandole, non le ho trovate legnose; oltre ad essere morbide e pastose, sono abbastanza croccanti e lo diventano ancor di più se messe in forno o in padella. Non ho riscontrato fenomeni di rancidità, registrando un sapore sufficientemente intenso e un’accettabile carica aromatica, che risultano enfatizzati quando si ricorre alla tostatura.
4️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻
Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto, da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 8,99 euro, al quale viene attualmente venduta la confezione da 1 kg. Un importo che, considerata anche l’affidabilità del marchio, si rivela pure abbastanza competitivo.